L’Infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi

Esperimento…

Salite al Parco di Villa Piazzo, sedetevi su una panchina che guarda l’orizzonte e leggete “L’infinito” di Giacomo Leopardi.

Poi, provate ad immaginare di ritornare più giovani, essere seduti in un’aula di scuola, con il testo posato su un banco di formica, sotto una luce al neon…

Domanda: che sensazioni di infinito potrà mai provare uno studente, anche il più volenteroso, anche con l’insegnante più bravo, in un contesto così?

Questo è solo un piccolo esempio, ma “esperimenti” come questo si potrebbero allargare a dismisura, in tutte le materie che fanno parte dei Programmi di Insegnamento.

Non sarà, allora, che anche la Scuola dovrà, prima o poi, interrogarsi e confrontarsi se e come cambiare alcuni paradigmi dell’educazione?

Ovviamente non si vuole, fra i tanti pregi della Scuola, mettere in discussione ad esempio l’altissimo valore della socialità che proprio la Scuola stessa riesce a garantire e della cui mancanza ne hanno sofferto i nostri figli durante questo triste periodo di lockdown…

La riflessione che troverete su questa pagina vuole essere un piccolo contributo di idee:  come sempre, noi vi poniamo degli interrogativi, a voi di trovare le risposte!

Buon ascolto!

La Piccola Fata

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